BioInItaly Report 2021 tra pandemia e futuro

9 Luglio 2021
Bioinitaly

Il comparto biotecnologico in Italia cresce e resiste ai venti della pandemia. Questa situazione straordinaria si configura altresì come un’occasione unica per mettere a frutto il potenziale del settore e farlo diventare uno dei motori del rilancio del Paese.

L’aggiornamento congiunturale 2021 sulle imprese di biotecnologie in Italia di Assobiotec-Federchimica ed ENEA fotografa un settore vivace e resiliente. La consueta presentazione del rapporto BioInItaly Report 2021 assume quest’anno un carattere poco rituale per via del periodo drammatico che stiamo vivendo, in cui la biotecnologia ha dimostrato le sue straordinarie potenzialità.

 

Dal sequenziamento del genoma del virus ai test diagnostici, fino ai vaccini e agli anticorpi monoclonali, tutte le risposte al Covid 19 sono state biotecnologiche. Per questo si è voluto integrare al Report un’indagine sulla reazione delle imprese alla pandemia. 

Nonostante la congiuntura potenzialmente sfavorevole, nel panorama mondiale delle biotecnologie il momento è infatti cruciale per il futuro competitivo del nostro Paese, grazie proprio alle risorse straordinarie messe a disposizione per l’emergenza. Un’occasione unica da sfruttare per stabilire gli obiettivi a medio-lungo termine con il supporto delle Istituzioni, oggi spinte a risolvere quei nodi che impediscono alle biotecnologie italiane di giocare un ruolo da protagonista. 

Il BioInItaly Report 2021, su un settore altrimenti invisibile dalle comuni statistiche merceologiche, fotografa quindi lo stato dell’arte delle biotecnologie in Italia e le qualità su cui puntare per tracciare la direzione verso il futuro. 

 

Le biotecnologie in Italia nel 2019 

Secondo i dati raccolti da Assobiotec-Federchimica ed ENEA il numero di imprese del settore, più di 700 a fine 2020, prosegue la sua crescita, anche se a tassi più contenuti rispetto al 2016, in linea con la normale maturazione di tutti i comparti industriali. Il fatturato totale mostra un lieve arretramento, che tuttavia non ha impattato su operatività e redditività del comparto. 

In confronto ai dati medi degli anni precedenti, si evidenzia in particolare la performance positiva a +23% del fatturato biotech delle imprese a capitale italiano specializzate nella R&S biotecnologica, che segnano un deciso aumento anche degli investimenti in R&S intra-muros. 

BioinitalyLa stessa dinamica di crescita relativa alle imprese a controllo italiano – che dedicano almeno il 75% dei propri investimenti in R&S alla ricerca nelle biotecnologie – si rileva  anche per la variabile degli addetti al biotech in generale, oltre 13 mila, e alla ricerca nelle biotecnologie. Un segnale che determina un continuo aumento del peso di tali imprese sul totale del settore in Italia.

Dal punto di vista strutturale l’industria resta prevalentemente concentrata nell’ambito  della salute umana. Tuttavia tra il 2014 e il 2019, nella prospettiva di uno sviluppo sostenibile dei sistemi economici, si registra un’espansione delle realtà dedite alle biotecnologie bianche, inerenti ad industria ed ambienta, e verdi, legate ad agricoltura e zootecnia. 

Rispetto alla media del sistema industriale italiano, nelle biotecnologie prevalgono imprese di dimensioni micro o piccole, pari all’80%, contro il 9% delle grandi aziende dell’intera popolazione in analisi. Con una quota in continua crescita sul totale, oltre il 20% nel 2020, le start-up innovative contribuiscono significativamente all’espansione in termini di numero di imprese del settore delle biotecnologie in Italia.

Con il 60% del totale delle aziende, il Nord Italia conferma la sua prevalenza rispetto alla distribuzione geografica nel Paese, pur distribuita su tutto il territorio. Al Nord si realizzano di conseguenza l’85% del fatturato totale e più del 75% degli investimenti in R&S intra-muros, prevalentemente in sole tre regioni: Lombardia, Lazio e Toscana. Qui la una maggioranza delle imprese è dedita ad applicazioni farmaceutiche e per la salute umana. 

Lombardia a parte, in Lazio e Toscana la produzione è concentrata in poche provincie, rispettivamente Roma e Latina e Firenze, Siena e Pisa. Il Nord Est e l’Emilia Romagna ospitano una maggioranza di imprese legate all’ambiente e alla zootecnia, tuttavia gli investimenti in ricerca e sviluppo sono prevalentemente nel settore red della salute umana. Unica regione meridionale che emerge per quota sul totale del numero di imprese e di investimenti in R&S è la Campania.

 

L’impatto della pandemia sul biotech 

In questa particolare congiuntura sanitaria, tra Maggio e Giugno si è voluto integrare il BioInItaly Report 2021 con un’indagine a campione sulla reazione delle imprese a un anno dalla pandemia e dalle norme che hanno regolato le attività economiche e occupazionali.

Ad essere coinvolte sono state realtà con forma societaria srl e spa su tutto il territorio, quasi tutte attive a livello internazionale e di dimensioni diverse, di cui il 50% costituito da micro imprese. Il sondaggio, realizzato sotto forma di intervista, ha scandagliato aspetti quali: caratteristiche dell’impresa, fatturato, stato occupazionale, internazionalizzazione e prospettive future. 

Gli effetti della pandemia si sono dimostrati omogenei rispetto ai comparti produttivi. Circa il 70% del campione delle aziende ha mantenuto un fatturato stabile e il 60% non è ricorso a misure straordinarie di sostegno. Per coloro che hanno assistito ad una diminuzione del fatturato le percentuali sono comprese tra il 20% e il 50% e si stima un rientro dei volumi precedenti in circa un anno. La dimensione ridotta e la vocazione all’export (anche se nella maggior parte dei casi per meno di un terzo rispetto al totale prodotto) non hanno dunque impedito alle imprese biotech di affrontare le nuove condizioni, dimostrando di avere lavorato negli anni su basi solide per consolidare le posizioni acquisite. 

I livelli generali di fatturato ed impiego stabili definiscono una confortante coerenza nella risposta delle realtà biotecnologiche. Piuttosto che arretrare, le aziende hanno preferito ripianificare e riorganizzarsi, ad esempio ricorrendo allo smartworking, senza ridurre l’orario di lavoro. Un quadro che dimostra come i problemi siano altri rispetto alla questione produttività e confermato anche dalla tenuta delle attività di R&S a salvaguardia delle attività volte all’innovazione.

In prospettiva, le aziende  si concentreranno su più fronti: in particolare si stanno pianificando nuove aree di attività/ricerca per rispondere alle esigenze della popolazione (attività di screening, prevenzione). 

Se la pandemia ha avuto un effetto confondente rispetto alle variabili, la capacità delle imprese biotecnologiche di reagire ha funzionato bene, cavalcando il momento per promuovere istanze attese da tempo. Dal sondaggio emerge in definitiva un settore solido, con ampio respiro per risolvere la situazione emergenziale.

 

Il futuro delle biotecnologie italiane 

Riccardo Palmisano, Presidente di Assobiotec-Federchimica, ha così commentato il BioInItaly Report 2021: “Il Biotech è universalmente riconosciuto come un asset sul quale i Paesi sviluppati non possono non puntare per una ripartenza economica che sia anche sostenibile. Oggi siamo a un bivio cruciale ed è il momento, come sistema Paese, di scegliere di seguire finalmente la strada dell’innovazione. Abbiamo grazie al Next Generation EU e al PNRR, risorse mai viste prima e un’attenzione delle Istituzioni e dell’opinione pubblica su diverse priorità sulle quali da anni chiediamo interventi di policy. Sono tanti i segnali incoraggianti per lo sviluppo del settore che stanno arrivando dal Governo: l’innalzamento del credito d’imposta da 4 a 20 milioni, la nuova identità e missione data dal MISE a Fondazione Enea Biomedical Tech con anche l’idea di raddoppiare la dotazione della Fondazione con altri 400 milioni a disposizione delle startup focalizzate sul biotech. E ancora la detassazione del capital gain per chi investe in startup e PMI innovative, solo per citarne alcuni. Tutti segnali incoraggianti, che fanno ben sperare e che ci fanno dire, con un pizzico di orgoglio, che i semi che in questi anni abbiamo gettato, hanno finalmente la possibilità di germogliare, fermo restando una rapida implementazione delle necessarie riforme, a partire dalla semplificazione burocratica che ad oggi frena pesantemente il nostro settore“.

 

 

 

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